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Consigli di cuore

Pericolo infarto. Cos’è, come si cura e come si previene. Un’agile guida per conoscere la cardiopatia più temuta.

Angina

Angina, un macigno sul petto.Un dolore lancinante. Che se ne va improvvisamente, così come era comparso. E che rappresenta un campanello d’allarme per lo stato delle coronarie. Ecco come conviverci e dove curarsi.

 

Che cosa è ?

È, come vuole la traduzione dal latino, un dolore al petto transitorio, che compare cioè in alcune circostanze, per poi recedere. Nell’angina classica il dolore compare quando si compie uno sforzo e cessa quando questo è finito. Il livello dello sforzo fisico in cui compare il dolore varia al variare della gravità della malattia. Ma non è solo lo sforzo fisico a provocare angina. Anche lo stress, un’improvvisa emozione, il passaggio da un ambiente caldo a uno freddo (angina a frigore, come accade d’inverno quando si esce di casa), persino il lavoro che l’organismo compie per digerire un pasto possono tutti essere elementi scatenanti. Più raramente il dolore compare a riposo (angina a riposo), indipendentemente da ogni sforzo fisico e talvolta anche di notte durante il sonno.

Le cause


Il dolore anginoso è causato dal verificarsi di un'ischemia in una zona più o meno ampia della parete del cuore. Per ischemia si intende una riduzione transitoria dell'afflusso di sangue, e quindi dell'ossigeno e del nutrimento disponibile, o comunque uno squilibrio tra la domanda di ossigeno da parte del cuore e l’apporto di sangue che la circolazione riesce a fornire. Se il flusso sanguigno si arresta in modo irreversibile, invece, una parte del muscolo cardiaco muore, si cicatrizza e, in questo caso, si parla di infarto. A causare l'ischemia è la presenza di placche di aterosclerosi sulla parete interna delle arterie del cuore, le coronarie. L’aterosclerosi è costituita da depositi di colesterolo, sui quali il sangue tende a coagularsi e a calcificarsi. La placca inizia a dar segno di sé quando restringe il diametro dell'arteria oltre il del 70 per cento: in queste condizioni la quantità di sangue che passa è sufficiente a riposo (non ci sono sintomi), ma diventa insufficiente durante uno sforzo (angina da sforzo). Se il calibro dell'arteria è molto ristretto (più del 95 per cento) il sangue che riesce a passare può non essere sufficiente neppure a riposo (angina a riposo).Esiste poi una particolare variante di angina a riposo chiamata di Prinzmetal (dal nome di chi l’ha scoperta) che è dovuta a spasmi delle coronarie che nella maggior parte dei casi sono perfettamente normali, prive cioè di restringimenti fissi significativi. Caratteristica di questi casi è che lo spasmo, e quindi il dolore, tendono a comparire sempre nelle stesse ore della giornata e indipendentemente da qualunque attività del soggetto, spesso durante il sonno.

I sintomi


Nell'angina da sforzo il dolore compare dopo un esercizio fisico (correre, salire le scale, camminare), ma anche dopo pranzo o all'esposizione al freddo. Può essere un franco dolore, o una sensazione di peso al centro del torace, che a volte interessa la bocca dello stomaco, o si diffonde al collo, alla mandibola o più frequentemente alla spalla e al braccio sinistro. Al cessare dello sforzo cessa, più o meno contemporaneamente, anche il dolore, che generalmente non dura comunque più di 10-15 minuti. Si tratta generalmente di un dolore intenso, angosciante che preoccupa chi lo avverte, e che può anche manifestarsi come un senso di soffocamento o di oppressione. Nell'angina a riposo, invece, il dolore non ha particolari fattori scatenanti.

Le conseguenze


Se la situazione non viene corretta prima o poi tende a evolvere verso l’infarto: la placca aterosclerotica, cioè, chiuderà completamente la coronaria interessata e la parte di cuore che è nutrita da quel vaso sanguigno morirà e si cicatrizzerà, riducendo, a seconda della sua grandezza, la capacità del cuore di pompare sangue adeguatamente.

Gli esami


Primo fra tutti l'elettrocardiogramma. Attenzione però, al di fuori della crisi dolorosa il tracciato può essere completamente normale. È dunque importante registrarlo al momento della crisi: in questo caso se il dolore è dovuto a un’ischemia se ne si potranno osservare i segni caratteristici. In alternativa è possibile riprodurre artificialmente la condizione che genera dolore, indurre cioè l’ischemia mediante uno sforzo (elettrocardiogramma da sforzo). A questo scopo il soggetto viene fatto o correre su di un nastro o pedalare su una bicicletta (cicloergometro). Nei casi in cui il malato non è in grado di compiere uno sforzo fisico, l’ischemia viene provocata iniettando sostanze che stimolano il cuore (dipiridamolo, dobutamina). La scintigrafia da sforzo invece riesce anche a localizzare quale zona del cuore va incontro a ischemia, mediante l’infusione di un tracciante radioattivo che riproduce la distribuzione del sangue nel muscolo cardiaco. È però solo la coronarografia che consente di individuare qual è esattamente l'arteria del cuore ammalata. L’esame consiste nell’introdurre, passando attraverso un’arteria della gamba e risalendo lungo l’aorta, un piccolo catetere fino all’imbocco delle coronarie. Viene quindi iniettato un mezzo di contrasto, un colorante cioè visibile ai raggi x, che permette di disegnare il decorso della coronaria ed evidenziare la presenza e l’entità dei restringimenti.

I farmaci

 

 

I farmaci utilizzati hanno lo scopo di: dilatare le arterie malate (vasodilatatori, come i nitrati utilizzati anche nel momento della crisi dolorosa - la trinitrina per esempio - o alcuni calcioantagonisti); ridurre il lavoro del cuore e quindi il fabbisogno d’ossigeno (beta bloccanti, e alcuni calcioantagonisti); evitare la formazione dei trombi nelle arterie (antiaggreganti come l’aspirina, o anticoagulanti); ridurre i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue per prevenire la formazione delle placche. Le terapie non farmacologiche.A seconda del tipo e del numero di restringimenti delle coronarie presenti possono essere presi in considerazione: l’angioplastica coronarica o il by pass. Nel primo caso un catetere dotato in punta di un palloncino, viene introdotto all’interno della coronaria malata. Gonfiando il palloncino si schiaccia la placca contro la parete e si risolve o comunque si riduce il restringimento; generalmente all’angioplastica è associato il collocamento nella coronaria di uno stent, una sorta di molla che aiuta a tenere aperta la coronaria. Il by pass viene invece eseguito in anestesia totale, con o senza l’ausilio della circolazione extracorporea a seconda delle situazioni, aprendo completamente il torace o, in alcuni specifici casi, aprendo solo una piccola finestra (minitoracotomia). Vengono quindi effettuati dei ponti che saltano il restringimento (dall’aorta alla coronaria a valle del punto critico) utilizzando sia vene delle gambe, sia arterie del torace.

Consigli agli anginosi


È bene sottoporsi a una visita medica o cardiologica ogni qual volta si avvertono i disturbi tipici dell’angina. Non sempre però è possibile distinguere tra un dolore a provenienza dal cuore e uno dovuto ad altre e meno pericolose cause. Saranno le indagini a cui deciderà di sottoporvi il medico che chiariranno successivamente la natura dei disturbi. Nel caso però il dolore sia prolungato, intenso è opportuno recarsi subito in un pronto soccorso per escludere l’evenienza di un infarto. Vanno poi eliminati tutti quei fattori che contribuiscono a far ammalare le coronarie: abolizione del fumo di sigaretta; riduzione del peso corporeo e dei grassi animali nella dieta; aumento dell'attività fisica; controllo della pressione arteriosa e dello stress. Nelle donne in menopausa può essere utile una terapia ormonale sostitutiva.
 

 

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