quanta energia ci spingevi ad andare in chiesa. Io e papà, visto che ci confessavamo e comunicavamo poco durante l'anno, andavamo alla chiesa dei frati, sai quelli dalla manica larga, quelli che capivano e lasciavano anche correre qualche peccato e ti davano comunque l'assoluzione, anche se non si ricordavano per filo e per segno tutte le preghiere. Che figuraccia, sopratutto quando alla fine, prima della penitenza, che immancabilmente ci sarebbe stata, si doveva recitare l'Atto di Dolore. Oggi in alcune chiese è attaccato un foglio, scritto abbastanza grande, che ognuno può leggere, standosene in ginocchio nel confessionale. E poi se volevamo mangiare il tacchino e le cose buone che ci avevi preparato ti dovevamo spiegare la predica che era stata fatta quel giorno e che tu già conoscevi in quanto eri stata a messa molto prima di noi, a quella delle 6 e 30. Papà prima di tornare a casa di solito si fermava a farsi un bicchiere di vino all'osteria, quello speciale, perchè era quello della domenica e lo si beveva con gli amici. Si comperava anche un pacchetto di alfa e si ritornava a casa con il coraggio rinnovato per affrontare la fatica della settimana che sarebbe venuta poi. La domenica, come se si facesse un rito, a tavola, la pasta poteva sempre contare su qualcosa in più del sugo rosso di conserva che era condimento usuale o degli spaghetti scotti, come si usava allora.Si era magari preparata fin dalla mattina la "pasta alla chitarra" quella fatta in casa con un bel paio di uova fresche e come condimento c'era magari il sugo del tacchino arrostito nel forno. Oggi il vento della novità spazza via tutto il passato, un intero secolo, difficile, complesso, contradditorio, un secolo che ha camminato lentamente e ultimamente ha corso a perdifiato. Un secolo che valeva la pena di essere vissuto.
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