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Mamma Gina 

Correva l'anno 1950 e io ho i primi dolcissimi ricordi di mamma Gina che stravedeva per il suo pargoletto Enio che cresceva e sopratutto cresceva sano

 

                                    Gina la mia mamma a 17 anni

 

 

 

 

 

 

 

 

...alla donna nelle famiglie contadine è sempre toccato un lavoro faticoso che non aveva mai luce all'esterno. La "regina del focolare" poteva dirsi soddisfatta del titolo guadagnato in famiglia, che tuttavia non le procurava onori extra domestici, ma la abilitava a preparare pranzi e cene per la famiglia, alzarsi all'alba per scendere nella stalla ad accudire le bestie o accogliere dal pascolo le mucche con le tette gonfie da mungere. Calzini da rattoppare e vecchi genitori da assistere e bambini da fare e poi crescere. Donne segnate dalla fatica sovraccariche di doveri che ricoprivano un ruolo immutabile che il destino da secoli aveva loro destinato."Volete la natura?" sommessamente le donne più coraggiose, azzardavano una 

 

offerta di sesso al marito che le dormiva a fianco. Di solito d'inverno e quel momento le avrebbe permesso di godere qualche minuto di piacere e di caldo in più sotto le avrebbe permesso di godere qualche minuto di piacere e di caldo in più sotto le coperte, prima di uscire dal letto per andare ad accendere il fuoco e mettere un pentolino per il caffè d'orzo per la colazione. So che ti saresti meritata di più per la tua bellezza e per la tua intelligenza, ma tu scegliesti di sposarti uno che non aveva la "robba" per poter sempre essere la padrona in casa tua e non essere zittita come accadeva a tante che si erano maritate senza dote. E si, se facevi sentire il tuo parere. Mi ricordo quando papà andò in città e si comperò una radio Phonola, quella con l'occhio magico verde e tu, scoprendo che non si poteva comperare se non a rate lo riportasti al negoziante intimandogli di riprendersela. Poi la radio è tornata a casa nostra e lì è rimasta fino al 1960, quando fu sostituita da una "Minerva" con il grammofono che andava a tre velocità 16, 45 e 78 giri. Mi ricordo, perchè dormivamo tutti in una stanza, separati da un filo su cui scorreva una tenda, quando di notte si stava svegli per ascoltare il Festival di Sanremo e Claudio Villa vinceva con le sue canzoni, Binario o Corde della mia Chitarra e quando i fili della luce all'esterno, carichi di neve toccavano per terra e interrompevano l'erogazione e papà usciva col pigiama e gli stivaloni per tirarli su e permetterci di seguire ancora il Festival. Bei tempi, io ero piccolo ed ero felice. Voi vecchi adesso non sempre raccontate queste cose, forse temendo di non essere capiti o creduti e quando vi lasciate andare, trattenendo l'emozione ci ricordate che rimpiangete quei tempi in cui si faceva la fame ma s era più liberi e più veri e le emozioni erano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

genuine. Vita di paese a misura d'uomo, dove la noia era un lusso che nessuno poteva permettersi. Nei momenti di riposo, mamma tu lavoravi a maglia o all'uncinetto, mentre noi bambini, giocavamo con la fantasia, seduti su una sedia rovesciata e immaginando di trovarsi su un treno che ci portava lontano, al di là delle montagne, dove ci sarebbe stato sicuramente un mondo diverso. Qualcuno, ma non era il mio caso, inforcava il triciclo o il cavallo a dondolo e via nelle praterie sterminate. Non era com'è oggi, quando tutto è veloce, tutto è da consumare in fretta anche il tempo, salvo poi rimpiangere il suo passare senza che noi ce lo siamo goduti appieno. Una volta le stagioni si alternavano lente su ritmi naturali. Con il risveglio della primavera, l'orto di casa si preparava ad accogliere i nuovi ceppi di insalata, i cavoli, i cappucci, un angolo per il prezzemolo, le dalie e le zinnie tutte sui bordi e nei campi l'aratro a tirare i solchi. Il caldo dell'estate attutiva le energie, ma nessuno si permetteva il lusso di un riposo pomeridiano prolungato. E sempre un occhio al cielo, perchè i temporali improvvisi erano nemici del fieno. L'autunno si tingeva di giallo e dopo la festa della vendemmia,

 

 

 

arrivavano le serate più fresche, quando era bello riunirsi sull'aia intorno al grande mucchio di pannocchie da sfogliare I ragazzi si godevano anch'essi gli ultimi giorni di vacanza e il primo ottobre tutti a scuola, dove i maestri adottavano la stessa severità della famiglia. Poi la neve, una volta nevicava di più. La neve dava allegria ai giovani e agli anziani faceva venire un groppo di nostalgia. Quando gli uomini ritornavano dal lavoro si scaldavano vicino al fuoco dove il caldo era più intenso. Anche noi stavamo intorno al focolare. Di domenica papà ci preparava il gelato, raccoglieva la neve fresca in giardino in un piattone e aggiungeva del vino cotto come dolcificante e noi tutti intorno al piatto a mangiarcelo. Ricordo quella volta che ne fece tanto di gelato e per evitare che si sprecasse se lo mangiò tutto lui. Stette due ore con le braccia intorno al ventre cercando di scaldarsi la pancia gelata nei pressi del focolare. Ricordo che si mettevano gli "scaricarelli" con la mollica di pane per catturare gli uccelli, sul terrazzino davanti a casa, senza mai prendere niente. Il tempo passava e io crescevo. L' anno dopo che sono nato io è arrivata in casa nostra una figlia femmina a cui è stata messa il il nome di Diana ( papà leggeva i libri d'avventura e conservava nel comò i libri di Salgari )in onore della dea della caccia.

 

   

Diana, mia sorella

 

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