a Chieti
L'ora del pranzo
, poi era un vero rito. Le donne arrivavano nei campi con
cesti ricolmi di vivande caserecce che disponevano sopra una
tovaglia di bucato distesa sul prato; quindi veniva tolto
dal canovaccio la buona polenta ancora calda, fumante. Nei
piatti di terra cotta veniva versato il minestrone. Il
piatto più atteso era quello con la salsiccia e il buon
intingolo coi funghi,
oppure quella con crauti, lucanica e pancetta. Quando |
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Quando i ragazzi
annusavano questo profumo inconfondibile arrivavano di corsa
per scegliersi il pezzo migliore. Quindi tutta la compagnia
dei vendemmiatori prendeva posto sull'erba per il pranzo,
aspettando che il più anziano si facesse il segno della
croce e recitasse la preghiera rituale, prima di dare a
tutti il "buon appetito ", per mangiare e non si può dire
che l'appetito mancasse, dopo tanto lavoro all'aria aperta.
In |
questo periodo
della vendemmia era importante anche il
il più
anziano si facesse il segno della croce e recitasse la
preghiera rituale, prima di dare a tutti il "buon appetito
", per mangiare e non si può dire che l'appetito mancasse,
dopo tanto lavoro all'aria aperta. In questo periodo della
vendemmia era importante anche il
lavoro
dentro la cantina, per la pulizia delle botti e dei tini
prima di metterci il mosto per la fermentazione. Questo era
un altro lavoro riservato ai ragazzi, i quali venivano
calati all'interno della botte con l'occorrente per la
raschiatura e il lavaggio delle doghe, di legno pregiato di
rovere.Questo lavoro era molto importante per la
conservazione del vino. Tutto questo veniva fatto al lume di
candela, messa sul fondo della botte. La candela non aveva
solo funzione di far luce dentro la cantina, ma era il mezzo
più efficace per avvertire del pericolo dei gas che si
sprigionavano dai tini durante la fermentazione del mosto.
Infatti quando il nonno scendeva per le scale della cantina
per fare il controllo ai tini durante la fermentazione, non
mancava mai di portarsi dietro la candela, e
quando questa si
spegneva, era una corsa a ritroso su per la scala, verso la
salvezza, poichè respirare quel gas che usciva dalle botti
sarebbe stato fatale. Le uve pregiate da tavola, allora
venivano acquistate sul posto dai commercianti i quali le
spedivano ben confezionate dentro gabbie di legno in molti
mercati d'Italia. La nostra campagna vantava una buona
qualità e quantità di queste uve da tavola. Mi ricordo che
mamma e Diana mia sorella, venivano adibite al lavoro di
cernita di queste uve. Munite di forbici, dovevano togliere
la parte scadente del grappolo e poi adagiarlo con cura
dentro la gabbietta. L'uva era avvolta dentro una carta
speciale per la sua conservazione. Alla sera prima di
tornare a casa era usanza per noi ragazzi e ragazze,
raccogliere alcuni tralci di vite carichi di grappoli, che
poi appendevamo in soffitta per conservarli fino a Natale e
mangiarli appassiti o darli in dono alle persone che
venivano a fare acquisti dalla città.
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