a Chieti
Le
giornate della vendemmia erano le più belle, le più attese
dai contadini. Era il momento di tirare le somme di
un'intera annata di lavoro e di fatiche non sempre
giustamente ripagate a causa di una improvvisa grandinata o
del perdurare della siccità. Quanto lavoro nella vigna, il
verderame ogni settimana, togliere le erbacce tra i filari,
solitamente la gramigna. Spedare ( potare con le mani ) i
viticci e assicurarsi che la cenere ( la malattia dell'uva )
non attaccasse gli acini. Sulle strade ad ogni ora del
giorno passavano carri e carretti trainati dai buoi, con
sopra tutto l'occorrente per la venndemmia, tini,
cesti,tinozze. alle prime luci dell'alba, ogni
|
|
|
gruppo famigliare, allora molto numerosi, altrimenti riuniti
in cooperative di due o tre famiglie, si avviava verso la
campagna per intraprendere il lavoro. Arrivati nei campi si
procedeva subito a scaricare dai carri tutti gli attrezzi;
cesti e secchi venivano collocati sotto il pergolato, pronti
per essere riempiti di
grappoli che i vendemmiatori staccavano dai tralci della
vite
con un secco
colpo di forbice o con una lama ben affilata di un coltello.
Quando i recipienti erano ricolmi d'uva, venivano svuotati
dentro la bigongia, che veniva caricata sulle
|
spalle del più forte, e
portata fuori dal pergolato per essere svuotata nella tinozza,
dentro la quale di solito stavano due ragazzi a piedi nudi pronti
per la pigiatura. In certe mattine d'ottobre i grappoli bagnati di
rugiada erano talmente gelidi da costringere quei ragazzi a fare dei
salti per riscaldarsi i piedi. Il pericolo per i pigiatori era
quello di scivolare e cadere dentro le tinozze, allora per maggior
sicurezza legavano una corda o un filo di ferro del pergolato a una
colonna e con questo sostegno i ragazzi potevano pigiare con
maggiore tranquillità. Altro momento critico era quando arrivavano
le vespe attratte dal dolce mosto. A volte capitava che senza
accorgersi qualche ragazzo pestasse con il piede uno di questi
insetti. Allora il suo piede si gonfiava a vista d'occhio con dei
dolori fortissimi. Allora veniva sostituito e si continuava la
vendemmia. Era usanza di noi vendemmiatori, intonare canti e cori ai
quali rispondevano altri vendemmiatori nei campi vicini. Erano canti
di gioia tra persone felici, innamorate della loro terra, del loro
lavoro, del quieto vivere.
|
|
|