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La costruzione della mia prima Radio

Avevo poco più di 12 anni e abitavo già a Chieti, in via De Turre, in una modesta casa, presa in affitto da mio padre, che lasciata la campagna si era dedicato interamente al suo lavoro di muratore specializzato in piastrellature interne ed esterne nel cantiere di Di marzio. Io frequentavo la seconda media alla Chiarini, alla Villa Comunale di Chieti e forte era già in me la voglia di sperimentare costruendo apparecchiature varie, utilizzando i materiali più disparati. Grande fu la mia contentezza quando mio cugino Rolando mi regalò una radio a Galena, che suo padre Dionino aveva riportato indietro, finita la seconda Guerra Mondiale, recuperandola da un magazzino tedesco. La radio consisteva solamente di uno scatolotto a cui si collegavano due padiglioni di una cuffia ad alta impedenza con una galena a baffo che era difficile far innescare e al suo interno ( al di sotto) un variabile a lamine metalliche e una bobina avvolta su un tubo di cartone. E' inutile dire che il tutto mi venne regalato perchè non funzionava. Siccome io allora leggevo SISTEMA PRATICO, una rivista di elettronica e di esperimenti vari, ho visto al suo interno un semplicissimo schema che vi riporto qui sotto. Al posto della "galena" ho messo un bel diodo al silicio, comperato all'allora negozio di componenti elettrici Calvi, vicino al glorioso cinema Eden, con la polarità (+) rivolta verso la bobina. Il diodo, mi ricordo, era un AA118, in cui la prima A stava ad indicare, al silicio e la seconda A che era un diodo rivelatore.  Naturalmente va bene anche un altro diodo purché inizi con AA. Il componente è racchiuso in un involucro trasparente e all'interno è visibile il cosiddetto baffo di gatto poggiato su una micropiastrina.

La bobina era il componente più delicato da realizzare e non si può comprare già bella e fatta. In verità, oggi, si potrebbe sacrificare una vecchia radiolina, usando quella col nucleo di ferrite normalmente entrocontenuta. Allora costruirsela da soli comunque era tutta un'altra cosa. Serviva del filo di rame da 5 decimi di millimetro, ovviamente smaltato, perché non ci doveva essere contatto elettrico tra una spira e l'altra. Non credo si vendesse sfuso, io l'ho sfilato dalla bobina di un campanello elettrico. L'importante era che la sezione fosse di circa mezzo millimetro. Per il supporto, il Ravalico, parlava di un tubo bachelizzato di 35 mm di diametro. La cosa che si avvicinava di più a questo strano oggetto era il contenitore di plastica delle pellicole fotografiche Ferrania da 35 mm. Per fare gli avvolgimenti bisognava fare prima due forellini come si vede nella figura sotto e il filo andava passato dentro il primo foro e fatto uscire dal secondo; in questo modo restava bello fisso.

 

Alla fine dell'avvolgimento vi sono tre forellini. Il primo, in alto, serve per farvi entrare il filo, dopo fatta la decima spira; quello al centro serve per farvi uscire il filo. L'altro foro in basso serve per farvi entrare il filo per il secondo avvolgimento di 90 spire; esso esce dal foro centrale. I due fili che escono dal foro centrale sono indicati con 2 e 4 nello schema.. Essi vanno tutti e due a terra e quindi sono intrecciati insieme. L'avvolgimento L2 di 90 spire è fatto sempre con lo stesso filo da 5 decimi smaltato; esce dai due forellini di destra. Ricordatevi quando fate le saldature sul filo smaltato di scrostare o bruciarne lo smalto controllando sempre che si sia realizzato effettivamente il contatto elettrico. Il condensatore variabile va comprato o smontato da una vecchia radiolina a transistor.

Calcoliamoci approssimativamente quanto deve essere la capacità massima. L'induttanza di un solenoide vale: L = m0N2lS dove N è il numero di spire, S è l'area della spira e l è la lunghezza del solenoide. Per la nostra bobina di 90 spire abbiamo: L = 4p ×10 -7 90 24,5 × 10-2 p × (1, 5 ×10 -2 )2 = 1, 6 × 10-4 H
Il valore di C deve essere quindi di C = 14p2 Lf 2 = 14p21, 6 ×10 -4 (8 ×10 5) 2 = 2, 5 ×10 -10F


Dobbiamo comprare perciò un condensatore da almeno 250 pF.

Qui sotto vi mostro l'apparecchio montato su una tavoletta di legno su cui sono stati applicati dei ribattini di rame per fissare, stagnando col saldatore elettrico, i vari componenti. I circuiti stampati erano ancora da venire. E' importante utilizzare una buona antenna che si può costruire stendendo un filo ben teso o come nel mio caso utilizzando un "coccodrillo" per pinzare il tubo dell'acqua della grondaia. Come presa di terra si può tranquillamente utilizzare un tubo dell'acqua, avvolgendovi due spire di filo di rame a cui è stato tolto la smaltatura. La sintonia ( la separazione tra le stazioni radio ) non è delle migliori ma con un pò di pazienza si riesce a separare RAI 1 da RAI 2 abbastanza bene. Il tutto non necessita di alimentazione. La cuffia è ad alta impedenza, per intenderci quella col magnetino all'interno e il lamierino vibrante, per riprodurre il suono.

 

 

 

 

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