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AMARCORD ENIO HOME PAGE MAMMA GINA

 

Della Penna

Poche Persone hanno lasciato una traccia indelebile nella mia vita e una di queste è il mio maestro elementare, delle Scuole Nolli : Della Penna.

 

A sei anni e mezzo sono approdato alle ELEMENTARI e qui ho incontrato un personaggio interessantissimo e singolare, il mio primo maestro delle elementari: DELLA PENNA, un maestro che tutti i ragazzi dovrebbero avere in cattedra a quell'età. Un omone tutto d'un pezzo che passava il suo tempo a leggere e  a farsi una cultura come ci diceva sempre, e noi ragazzi di 9 anni pensavamo solo  alle dodici, quando  la campanella ci avrebbe liberati e felici, dentro i nostri grembiulini, ce ne saremmo ritornati a casa. Durante le sue interminabili letture, che a volte duravano delle ore, si scatenava la guerra tra i banchi. Gessetti che volavano,  cancellini che disegnavano strane traiettorie nell'aria e aerei di carta fatti planare fuori dalla finestra del 3° piano giù in cortile. Tutto questo senza che lui dicesse boh! Tanto era preso dai libroni che tu, Cera, carissimo amico mio, gli procuravi, sottraendoli da chissà quale biblioteca sconosciuta. A casa....non c'era ancora la TV o meglio c'era ma solo in qualche bar e Mike Bongiorno sparava milioni nelle case con "Lascia o Raddoppia" e Alberto Lupo recitava nella "Cittadella".. che faceva sempre piangere la mia mamma..... A scuola ascoltavo e non

 

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capivo..... alle 8 avevo già portato a pascolare le pecore, avevo fatto colazione ed erano già tre ore che stavo in piedi... c'era da impazzire... eppure mi sforzavo tutte le mattine, quando Della Penna attaccava a parlare e parlare per farci entrare in zucca "La Cultura" come lui solitamente la chiamava. Dopo pochi minuti il mio cervello si chiudeva, abbassavo una serranda e piombavo nel buio. Sentivo la sua voce ma non vedevo e capivo nulla. Mi scuotevo, mi pizzicavo, mi stropicciavo gli occhi fino a lacrimare. Niente da fare. Ero già in coma ipoglicemico alle 9 del mattino. Con le ultime forze, prima di "abbioccarmi", infilavo la mano, quatta quatta nella cartella, sotto il banco e cominciavo a sgranocchiare. Crunck, crunck, nel silenzio improvviso della classe scoppiava il fragore delle mie mandibole. Tutti mi guardavano, Della Penna staccava il gessetto dalla lavagna, si voltava lentamente e mi puntava i suoi occhi miopi sulla faccia, con la bava alla bocca, il neo scuro sul labbro inferiore tremolante d'ira  e sprizzava fiamme. Mi si bloccava il boccone nella strozza, non andava più ne su e ne giù. Trattenevo il respiro, diventavo rosso, poi viola, poi blu cobalto. Lo "sterminatore " con gli occhiali mi abbaiava contro qualcosa cui avrei dovuto rispondere, se solo avessi capito  su cosa  avrei dovuto rispondere.... non avevo sentito nulla di quello che lui aveva spiegato. "Si signor Maestro, ho ascoltato tutto, no che non dormivo, si sono proprio un'ignorante, no non mi ricordo, si  lo giuro.." e altre cazzate del genere rispondevo....."Mi ascolti non mi faccia la nota, se no mio padre mi gonfia di botte..." Tutto finiva in una gran risata il suo faccione ridiventava normale, il labbro smetteva di tremare. "Tu mio grande e buon Maestro riprendevi ad insegnare. Tu che in terza elementare ci hai fatto studiare la Divina Commedia, un po' in versi e un po' in prosa, dicendoci : "Da grandi poi approfondirete....." 

"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura che la dritta via era smarrita......Per me si va nella città dolente per me si va nell'eterno dolore, lasciate ogni speranza  o voi che entrate......." 

 

Ecco quei versi oggi io li ricordo ancora nella stessa sequenza in cui tu pretendevi io li studiassi allora... vecchio pure io sono diventato... e i tuoi versi li porto ancora con me... Grazie ovunque tu sia... enio

Abitava in un portichetto buio a metà salita, con Porta Pescara alle spalle. Si entrava in questo vicolo e si vedeva la  finestra della sua casa subito, sulla destra, appena oltrepassato il porticato umido e buio. Lui tutte le mattine si faceva un chilometro per raggiungere la scuola attraversando il Corso Marruccino di buon mattino. Nella stessa ora , lungo il corso  i  "mazzamorelli" , ragazzi che, scalzi, scamiciati, il petto nudo, i calzoni rimboccati, occhiavano nei caffè e se ne andavano col vento che non c'era.... recavano sul palmo della mano, in larghe foglie di gelso, li miricoli, oppure mandorle polite, rinfrescate al getto d'acqua d'ogni fontanile incontrato nella corsa, e gridavano:  "Mannillucce fresche, mannillucceeee ..>>>. Salendo arrivava al Pozzo, deserto e assolato, la nana delle pulizie sciva dal Teatro Eden, e lui era già davanti al portone della scuola. Faceva questo percorso a piedi tutto l'anno,

piovesse o nevicasse, febbricitante o azzoppato, sempre presente e voglioso d'insegnare ...pareva Socrate nelle illustrazioni di Santippe. Dando lezioni , soleva infilare diverticoli non propriamente scientifici, come questi :"che cos'era la foresta vergine ?" Quella in cui la mano dell'uomo non ha posto mai piede ; "e la musica ?" Un insieme di strumenti che, sapientemente accordati, danno un suono gradevole all'orecchio ; "e quanti erano i grandi uomini dell'Abruzzo ?" Quattro : Benedetto Croce, Gabriele D'Annunzio, Francesco Paolo Michetti - "e il quarto non lo dico per modestia ". Insospettito Di Iorio bussò : " Professore, siete voi ?" <<Bestia >>,suonò la rispota, << Hai indovinato... >>


L'essere grandi era un costante punto di riferimento. Incominciavo a fare le aste sul mio quaderno con la copertina nera e con la penna, col pennino a "campanile" intingevo l'inchiostro dal calamai calettato nel banco di legno, stando attento a non fare colare le macchie sul foglio. C'era la carta assorbente e le "biro" erano ancora da venire. Occorreva essere bravi perchè i grandi ci dicevano che non avremmo dovuto fare la vitaccia che facevano loro in futuro. Si cercava di imitarli in ogni modo senza drammatizzare, ognuno faceva il suo nella piccola fattoria della Madonna della Vittoria. I grandi anche loro qualche volta si divertivano come bambini, si mascheravano a carnevale, si vestivano con vestiti strani e buffi e persino si impegnavano sul campo nobile della Civitella in incredibili partite di calcio fra grassi e magri o scapoli e ammogliati. Dove il pallone diventava giocattolo e pretesto per inseguire altre fantasie. Così come le pistole, in mano al bambino d'allora, alla festa della befana, appaiono come segni senza molta violenza, ma adotti a identificarsi con l'eroe. Il quale non era il bandito o lo sceriffo, ma il cow - boy; un lavoratore non un professionista della colt. L'eroe è Jhon Wayne, e l'intenso uomo del west James Stewart di "La dove scende il fiume". La TV a Chieti, al "bar Vittorio" arriva nel 1954 e suscita subito diffidenza come sempre in presenza della novità. La gente però fa la fila per vedere il "Musichiere". Per molti anni ancora io continuerò a sentire la radio in casa, una bella Phonola con "l'occhio magico", e sarà il cinema dei frati, al pomeriggio della domenica, lo spettacolo preferito. E' l'anno del Sabin e i dottori nelle scuole o nelle USL distribuiscono delle zollette di zucchero col vaccino contro la poliomelite. In quegli anni io effettuai il primo montaggio elettrico: una Radio Galena con un diodo al silicio comperato all'unico negozio di elettricità allora presente a Chieti, Calvi, quello vicino al glorioso cinema EDEN

 

 

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