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Papā io e Mamma

Correva l'anno 1948 e io muovevo i primi passi, piccoli, ma li muovevo. Protetto dal mio babbo Nicola e dalla mia bellissima mamma Gina, mi lasciavo fotografare  

 

   

A sinistra: Nicola, il mio babbo, io, la mia mamma Gina ,a destra io da solo. Corso Marrucino di Chieti anno 1948

 

Papā NICOLA č appena tornato dal fronte ALBANIA & GRECIA, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conosce una bellissima donna di nome Gina, che abita nel quartiere della Madonna della Misericordia, una frazioncina di Chieti, se ne innamora perdutamente e in pochissimo tempo la sposa. Vanno a vivere in una casa di campagna, alla Madonna Della Vittoria, e da questo felicissimo matrimonio nasco io il 24 di novembre del 1947, e mi viene imposto, dopo attenta scelta, il nome di Enio. Frequento la scuole materna dalle suore della Civitella fino al compimento dei cinque anni. Qui imparo a tenere in mano le matite e a tirare le prime "aste".

 

        

Enio, all'asilo delle Campostrine alla Civitella, e all'etā di sei anni - Chieti

 

Per due anni rimango dalle suore, mamma mi accompagnava tutte le mattine e io con la morte nel cuore la vedevo allontanarsi verso casa da dietro il cancello di ferro dell'asilo che si chiudeva. Mi facevo forza, ero giā un duro, trattenevo le lacrime, stringendo il cestino della merendina, mi affiancavo alla suora e raggiungevo come un soldatino gli altri bambini nel cortile. Questi avevano quasi tutti gli occhi lucidi, avevano appena finito di frignare. Poi tutti insieme andavamo in aula a colorare. Dipingevo di tutto, fogli di carta bianca e qualche volta anche il grembiulino. La cosa che mi č rimasta impressa pių di ogni altra e quando, con l'aiuto della suora, costruitomi un aquilone, tentai un intero pomeriggio disperatamente di farlo volare. Erano anni difficili per le famiglie come la mia che come si diceva allora non "aveva neanche gli occhi per piangere". Quel periodo del dopoguerra fu completamente dedicato alla ricostruzione di quanto era stato distrutto durante gli eventi bellici. Da mangiare non mancava mai, mio padre oltre che a lavorare alla fornace (cuoceva i mattoni che venivano fatti col crotone, una specie di terra di color grigio azzurrata ricchissima di ferro) coltivava a "mezzadria" due ettari di terreno di proprietā di Don Camillo il gommista. Era il periodo della guerra fredda che creava un clima di polemiche e disgregazioni angoscianti nel mondo. La Cina di Mao aveva appena liberato il popolo dall'asservimento a ancora, nel 1949, restava un gigante misterioso su cui si appuntavano timori e speranze. La guerra di Corea era in pieno svolgimento e giā da allora appariva come la prima della serie delle "sporche" guerre che avrebbero macchiato tutto il trentennio; Indocina, Algeria, Congo, Vietnam, Eritrea... combattute tutte per ragioni di equilibrio, destinate tutte ad avere solo sconfitti.

 

 

 

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