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Ragazza ye ye, Rosetta

Correva l'anno 1954 e io qualche volta andavo al mare, non con la colonia, ma con Rosetta, la donna che mi insegnava a ballare. Si a ballare... avevo sette anni, ma quando mi stringeva, mi veniva duro

La Ragazza Ye-Ye in quei meravigiosi anni 50, quella che ci portava qualche volta al mare!
 

“Rosetta, possiamo farci il bagno?”.
“No. Tra un’ora. Non sono ancora passate due ore da quando avete mangiato”.
“Eh dai!”
‘No. Ho detto di no e lo sapete che quando è no, è no. Guai a voi se vi vedo in acqua. Fate così, andate sulla riva del mare e cominciate a fare la pista per le biglie”.
“Ma non la possiamo fare!”
“E perché?”
“Perché Diana la rompe tutta coi piedi appena l’abbiamo fatta!”
“Va bene, a tua sorella bado io. La tengo con me. Vero, Diana, che adesso ci divertiamo con la zietta a fare gli stampini delle tortine per la bamboletta'’. Diana, sei anni a marzo, annuisce. Io e Gino (quinta e quarta elementare a ottobre), nel frattempo, siamo corsi a riva per scavare la sabbia dura da una buca per farci la pista. Una pista con curve paraboliche e muraglioni alti anche 40 centimetri, tutta bella liscia battuta col palmo delle mani. Più in alto la pallina andrà, più velocità prenderà riscendendo; farà fino a un terzo di circuito prima di fermarsi il rischio è che cada dal muraglione e si debba rimettere al punto di partenza mentre le altre biglie più caute vanno avanti, ma la 
 

vita è così: per arrivare in alto bisogna aver rischiato di cadere. Pulito il naso a Diana, la Rosetta la prende per mano e la porta verso la Seicento. Gli stampini sono rimasti là. Le sue cognate sono invidiose che lei abbia la patente. Non sono ancora moltissime,nel ‘54, le donne che guidano. Prima di arrivare allo stabilimento, che è poi un chioschetto semplice semplice con un frigo per i gelati e le bibite, deve attraversare un tratto di Sahara, dove la sabbia scotta. Perciò, prima che Diana cominciasse a frignare, se la prendeva in braccio e correva sulla sabbia che scottava. Non metteva le ciabatte
infatti. “Corricorricorri!”, le diceva. “Uh come scotta sta sabbia!” Ma scotta di più, sulla Rosetta, lo sguardo di quel tipo là, il maschione sempre seduto allo stabilimento, a fumare, pronto sempre a cuccare. Bello, moro, non c’è che dire, tipo 007-James Bond: se la mangiava con gli occhi appena la vedeva. La Rosetta era lusingata, anche se non lo faceva vedere. Come ogni donna, capisce all’istante quando è oggetto di desiderio. E - non per dire - ma a trent’anni quasi (a settembre), sta su ch’è una bellezza. E una bellezza c’è stata sempre, fin da piccola. 007, adesso, la fissa come non aveva mai fatto prima. Lei capisce il perché. E’ in costume sulla strada. Sulla spiaggia una donna in bikini è una donna in bikini. Sulla

strada una donna in bikini è una donna nuda, è una frustata sui coglioni, è una preda, è Ursula Andress per Sean Connery; in questo momento qualcuno l’ha perfino clacksonata, passando. Ci mette un attimo in più a recuperare gli stampini sul sedile posteriore, con Diana seduta al posto di guida, le manine poggiate sul volante. Indugia apposta. E’ di spalle, testa nella macchina, corpo fuori della portiera. Quale occasione migliore di questa, per farlo morire un po’. E’ di spalle, ma potrebbe giurare sulla tirata di libidine, che a 007 ha fatto arrivare la sigaretta al filtro in una boccata sola. Basta. Chiude la portiera e cammina a testa bassa, ora, tornando verso la spiaggia. Va piano, sulle pietre che guarda caso non scottano più. Prima di allontanarsi dalla macchina, ha impercettibilmente sollevato il seno, ma riesce a non ancheggiare, mentre gli passa accanto. Lui accenna un saluto, occhio fisso e libidinoso. Lei gli scocca un’occhiata, rispondendo al saluto con le palpebre. Te la smorzerei io la libidine - pensa - ma che vuoi, adesso sono sposata. Una volta, magari. Otto anni fa, prima che mi sposassi. Non per vantarmi, ma ero uno schianto... mi veniva appresso mezza città. Magari mi fossi sposata il farmacista. Bruttino, per carità, fisico da tbc, ma - vuoi mettere! - tanti di quei soldi! Mi moriva dietro. E io niente. Che scema. Certe cose si capiscono solo col passare degli anni. Mi faceva i regali. Che disco mi aveva regalato? Ah, la colonna sonora di Scandalo al sole. Ma ero molto meglio io di Sandra Dee. Quella musica era la mia colonna sonora. Che so’ ‘sti urlatori di adesso? Urlano, mica cantano.

 

 

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